Calascibetta è un comune in provincia di Enna, sita sui monti Erei, ad 880 metri sopra il livello del mare.
Il nome Calascibetta deriva dall’arabo “Qalat-sciabat” che significa “castello sulla vetta”, che sottolinea la posizione geografica e strategica del paese. L’economia di Calascibetta si basa prevalentemente sull’agricoltura e i principali prodotti sono; cereali, agrumi, mandorle, uve per vino.
Importante è anche l’allevamento di ovini e bovini. Presenti anche alcune industrie di trasformazione, miniere di zolfo, ormai chiuse, e cave di sabbia.
Storia di Calascibetta
È al periodo preistorico che risalgono i primi insediamenti del territorio di Calascibetta ma per la nascita del centro storico bisogna aspettare gli arabi e i normanni. Studi storici hanno attribuito la nascita della città al Conte Ruggero d’Altavilla che nell’anno 1602 edificò il castello denominato “Marco” e fortificò la cinta muraria. Dopo la vittoria del Conte sugli infedeli lo stesso fece edificare anche un tempio dedicato all’Apostolo San Pietro. Successivamente la città di Calascibetta fu dimora di Pietro II d’Aragona, Re di Sicilia, che fece edificare un’altra chiesa, quella di Santa Maria Maggiore e dichiarò regia la Cappella di Calascibetta. Leggenda vuole che il sovrano aragonese morì a Calascibetta a 37 anni il 15 agosto del 1342 e la sua salma venne poi trasferita a Palermo e sepolta insieme a quella di Federico II nella cappella Palatina di Palazzo dei Normanni.
Nel 1428 Re Alfonso cedette agli ebrei il Borgo, che anche dopo la loro espulsione mantenne il nome di Quartiere della Giudea. Sotto il governo di Carlo V, nel 1535, la città venne data in pegno a Ludovico Vernagallo, ma i cittadini di ribellarono e riscattarono la città offrendo la stessa somma all’imperatore. Fu proprio l’imperatore a concedere la libertà come ricompensa. Nel 1629 la città fu data nuovamente in pegno al mercante genovese Ottavio Centurione e ugualmente i cittadini furono pronti al riscatto e per questo ulteriore e nobilissimo gesto Calascibetta ottenne il titolo di Fedelissima da Re Carlo II di Spagna e dalla Regina Madre, con lettera da Madrid del 2 aprile 1668. Nel 1693 anche Calascibetta fu colpita dal violento terremoto che devastò la Sicilia, crollò il Tempio di San Pietro e i canonici furono costretti a trasferirsi nella Chiesa di Maria SS. Assunta.
In seguito al congresso di Vienna la città fu governata, sotto i Borboni, da un sindaco e da quattro giurati con il titolo di Rispettabili. Nel 1818 la nuova divisione del Regno di Sicilia spodesta Calascibetta dal ruolo di leader della Comarca, cui erano soggetti sette paesi. Con i moti del 1848 il popolo torna ad farsi sentire e si ribella contro la tirannide e i dazi sul macinato e con lo stesso orgoglio prende parte all’insurrezione popolare e all’epopea garibaldina per l’indipendenza e l’unità nazionale.
Camminando per Calascibetta
Con il passare degli anni e dei secoli a Calascibetta sono stati costruiti diversi palazzi nobiliari e chiese che l’hanno resa bella e coinvolgente.
Una visita a questa piccola città è l’ideale per chi ama i piccoli borghi e gradisce la loro atmosfera carica di tradizione e passato.
Chiese di Calascibetta
Diverse sono le chiese di Calscibetta. Il nostro tour virtuale parte da via Nazionale, a poche centinaia di metri dall’ingresso del paese.
Qui si trova la Chiesa di S. Antonio Abate, eretta nel 1409. Percorrendo via Roma si arriva alla piazza principale della città, Umberto I, che fu progettata nel ‘900 dall’architetto Spatrisani. È qui che si trovano le maggiori attività del centro e la Chiesa di Maria SS. del Carmelo, del 1771.
Questa chiesa ha una sola navata e conserva sull’altare maggiore un gruppo marmoreo raffigurante l’Annunciazione di Gagini.
La Chiesa Madre di S. Pietro e S. Maria Maggiore fu eretta nel 1340, nella parte più elevata del monte Xibet e a volerla fortemente fu Pietro II d’Aragona. Questa chiesa è un ricco e prezioso patrimonio artistico ed architettonico con tre navate, colonne in pietra locale, basi e capitelli scolpiti con particolari tipici dell’arte catalana, la facciata fu ricostruita dopo il terremoto del 1693. All’interno della Chiesa si può ammirare un coro ligneo scolpito e un basso rilievo in marmo attribuibili al Gagini. Queste due meravigliose opere risalgono al XVII secolo.
Più antiche, risalenti al XVI secolo, sono una pala d’altare (1617), l’Assunzione di Maria Vergine e una Fonte Battesimale. In fondo alla via Giudea si trova il Convento dei Cappuccini del’Ordine dei Frati Minori Francescani, costruito nel 1589, che custodisce una Pala d’Altare del 1610, raffigurante l’Adorazione dei Magi, di Filippo Paladini e, nella sacrestia, un tabernacolo ligneo del 1600.
Parco Archeologico
Come detto in precedenza i primi insediamenti nel territorio di Calascibetta risalgono all’epoca preistorica e ciò fa di questa città uno dei bacini archeologici più importanti della Sicilia centrale. La continua attività abitativa ha reso difficile la “lettura” dei periodi precedenti a quello bizantino.
La Necropoli di Realmese presenta oltre 300 tombe a “grotticella” che risalgono al periodo compreso tra il IX e l’VIII secolo a. C.
Quasi tutte le sepolture sono caratterizzate da pianta non regolare e da una copertura a volta convessa, tipica della tombe a forno.
Le principali età di sfruttamento di questa necropoli sono quella protostorica (dalla metà del IX sec. a.C. alla prima metà del VII sec. a.C.) e quella arcaica (dalla metà del VII sec. al secondo quarto del VI secolo a.C.).
Un altro importante insediamento del territorio di Calscibetta è il vallone Canalotto che testimonia la presenza di comunità cristiane durante il periodo bizantino. Questo insediamento è composto da un nucleo principale di aggrottati ed altre strutture isolate, per uso religioso e civile.
La caratteristica che rende il vallone Canalotto unico nel panorama degli insediamenti rupestri della Sicilia e dell’Italia meridionale è la presenza di un maggior numero di ambienti a carattere religioso rispetto a quelli di uso civile.