Selinunte – Trapani

Selinunte – Trapani

Il Parco Archeologico, di recente costituzione abbraccia una vasta superficie del territorio comunale di Castelvetrano dove, tra la Collina della Gaggera a ovest e la cosiddetta Collina Orientale a est, sono disseminate le rovine dell’antica città di Selinunte.

L’insediamento originario venne stabilito nel VII sec. a. C. nei pressi del fiume Selinos (l’attuale Modione), che dette il nome alla nuova colonia, fondata da popolazioni provenienti da Megara Hyblaea. In perenne conflitto con gli Elimi che ebbero in Segesta uno dei centri più significativi, fu lungamente ostile anche a Cartagine.

Quest’ultima, venuta in soccorso degli abitanti di Segesta, pose a Selinunte un assedio (409 a.C.) che culminò nella sua devastazione, nel massacro di un cospicuo numero dei suoi abitanti, nella prigionia di almeno 5000 Selinuntini e nella rovina degli edifici templari.

Il siracusano Ermocrate tentò invano di riorganizzare l’antica città che, del tutto abbandonata in favore dell’acropoli, visse gli oscuri anni dell’occupazione punica sino alla completa distruzione operata dagli stessi suoi superstiti per impedirne la conquista romana (241 a.C.). il età altomedievale un rovinoso sisma completò l’opera devastatrice, infliggendo un duro colpo alla preziose testimonianze architettoniche, da allora sempre più esposte al decadimento e al degrado. I primi lavori di scavo ebbero inizio nella prima metà dell’ottocento e solo in tempi recenti si è pensato ad una definitiva sistemazione dell’interessantissima zona archeologica, con la costruzione del Parco e l’allestimento dell’Antiquarium.

Il Parco Archeologico di Selinunte

L’Acropoli presenta consistenti avanzi delle mura perimetrali ristrutturate sotto il dominio cartaginese ed i resti delle poderose fortificazioni dovute ad Ermocrate. Nella porzione inferiore si individuano i resti di un recinto sacro e di dimore risalenti al periodo punico. Una caratteristica dei templi selinuntini è quella di essere individuati da lettere dell’alfabeto, dal momento che non è stato ancora possibile decifrare le divinità alle quali erano consacrati.

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