Ieri, venerdì 26 febbraio, Italian Wedding Industry, il movimento spontaneo partito dalla Sicilia, ha aderito al flash mob nazionale “Manifestiamo tutti in piazza” del comitato promotore “Insieme per il Wedding”, che ha coinvolto contemporaneamente anche le città di Ascoli Piceno, Bergamo, Bologna, Cagliari, Caserta, Cuneo, Milazzo, Nuoro, Padova, Pescara, Roma, Sassari e Udine. Nella piazza Università del capoluogo siciliano, erano presenti centinaia di imprenditori e di futuri sposi, le cui disperate richieste sono state ascoltate dal sindaco di Catania, Salvo Pogliese.
Una su tutte è riecheggiata la frase: “Vogliamo lavorare”!
“Vogliamo lavorare”. È questo il leitmotiv che ha fatto da sfondo, ieri mattina in Piazza Università a Catania, alla manifestazione pacifica, coordinata dal movimento spontaneo partito dalla Sicilia, Italian Wedding Industry, che ha aderito al Flash mob nazionale “Manifestiamo tutti in piazza”, del comitato promotore “Insieme per il Wedding”, che ha coinvolto contemporaneamente anche le città di Ascoli Piceno, Bergamo, Bologna, Cagliari, Caserta, Cuneo, Milazzo, Nuoro, Padova, Pescara, Roma, Sassari e Udine. Alla giornata siciliana hanno preso parte molte associazioni ed imprenditori tra cui “AFPS” – associazione fotovideografi professionisti siciliani, “Partite IVA – insieme per cambiare”, “Associazione autonomi e partite IVA” e “Gamelia, associazione eventi”.
Striscioni e cartelli sventolati ancora una volta, per ribadire con decisione le richieste d’aiuto e la necessità di date certe per fare ripartire il comparto del matrimonio e degli eventi “completamente ignorato dal Governo nazionale da un anno”. Centinaia di imprenditori, uniti più che mai, in rappresentanza delle varie categorie, sono stati ascoltati dal sindaco di Catania Salvo Pogliese.
“Oggi – ha dichiarato Umberto Sciacca di Italian Wedding Industry – siamo presenti in piazza perché davvero stremati. Vogliamo manifestare il nostro disagio e disappunto sul fatto che il Governo nazionale ha abbandonato l’intera filiera wedding, a cui è stato vietato di lavorare e di festeggiare matrimoni dal marzo 2020. Sulla testa di noi imprenditori e su quella delle nostre famiglie, gravano le spese relative ad affitti, bollette e stipendi dei dipendenti che comunque abbiamo dovuto continuare a pagare, restando aperti, ma senza vendere e soprattutto senza ottenere alcun ristoro, a causa dei codici ateco dimenticati – aggiunge Sciacca -. Parlo a nome di tutti gli atelier di abiti da sposo e sposa che hanno gli armadi pieni di abiti con lustrini e paillettes, per i catering che hanno dovuto buttare tonnellate di cibo dentro i loro frigoriferi o per i fotografi che sono stati lasciati da soli, ma gli esempi sarebbero ancora tantissimi. Adesso ci siamo indebitati e i futuri sposi brancolano nel buio, senza poter stabilire una data certa e fare degli investimenti. Ecco perché chiediamo aiuto: vogliamo tornare a lavorare, rassicurare i nostri sposi che non ci saranno ulteriori slittamenti, dato che hanno già spostato il loro giorno del ‘sì’ dal 2020 al 2021”.
Pronta è arrivata la risposta da parte del primo cittadino del capoluogo etneo Pogliese, che, da sempre, ha mostrato sostegno nei confronti del settore.
“Oggi sono qui – ha dichiarato Pogliese – per darvi non solo il mio supporto istituzionale, ma anche politico. La nostra amministrazione in questo difficile anno ed in una condizione di grave dissesto nella quale versa, ha comunque messo in atto delle azioni, riducendo la TARI del 60% per 10 mesi e la TOSAP dell’85% per tutte le attività di ristorazione e bar. Ritengo che questi siano sono dei segnali inconfutabili di sensibilità verso le problematiche di un comparto che ha importantissime ricadute economiche sul nostro territorio, ecco perché cercherò di portare le vostre istanze sia nel parlamento regionale, sia in quello nazionale”.
Non solo imprenditori, ma anche futuri sposi: ieri in piazza erano presenti tutti quegli innamorati che fino a contrordine, nonostante le prenotazioni e gli investimenti pregressi, potranno soltanto celebrare il matrimonio in Chiesa, mandando in fumo centinaia di migliaia di euro, come denunciato dal Codacons che ha partecipato all’iniziativa.
“Chiediamo al nuovo Governo – dichiara il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi – di studiare soluzioni per fornire garanzie a chi intende sposarsi e non può organizzare le proprie nozze in assenza di certezze, e per le imprese del settore, che hanno diritto al pari di tutte le altre a ristori e indennizzi per i gravi danni economici subiti”.
“Abbiamo bisogno – dichiarano AFPS e i rappresentanti del settore catering – di interventi immediati: riconoscimento di un contributo a fondo perduto e del credito d’imposta commisurato alle spese; introduzione dell’esenzione temporanea dell’IMU, ma soprattutto la concessione di ristori che non siano relegati soltanto ai mesi di marzo ed aprile perché il comparto wedding, soprattutto in Sicilia, copre una stagione lunga 8 mesi. Queste sono le nostre disperate richieste che mettiamo in campo proprio mentre il Governo Nazionale pubblica una bozza del nuovo DPCM ostinandosi a non considerarci, lasciandoci sprofondare definitivamente nel baratro”.