Le origini dei giochi di carte, da Uno al Blackjack

Le origini dei giochi di carte, da Uno al Blackjack

Esistono numerosissimi validi motivi che giustificano la longevità di un oggetto semplice come un mazzo di carte. Fra questi si può considerare come sia semplice da riprodurre, anche in dimensioni più piccole del normale; si può anche pensare a come un mazzo si presti a diventare oggetto di collezione, raggiungendo valutazioni economiche fuori scala in virtù del suo valore artistico; probabilmente però, ciò che da secoli fa la fortuna del mazzo di carte è la sua versatilità, cosa che ha permesso la nascita di un numero incalcolabile di giochi. È del tutto comprensibile come l’attuale numero di giochi di carte sia frutto di una serie di variazioni, stratificazioni e modifiche nel corso degli anni, aspetto in grado di far attraversare a un singolo gioco archi di tempo spesso sorprendenti: andando a cercare le origini di alcuni fra i giochi oggi più diffusi, quindi, non deve sorprendere imbattersi in periodi lontani, curiosità o regole che rimangono inalterate nelle loro caratteristiche essenziali.

Le origini dei giochi di carte, da Uno al Blackjack

Basti pensare al gioco della scopa, uno dei più classici giochi di carte della tradizione italiana, protagonista insieme alla tombola di interminabili pasti in famiglia, specie in occasione delle feste più sentite. Si tratta di un gioco la cui presenza è testimoniata in tutta Italia già dal ‘700, ma le cui origini sono senz’altro più distanti: Sembra che il primo polo di diffusione in Italia sia da individuare a Napoli, cosa che da allora avrebbe lasciato inevitabilmente associati alla scopa i semi napoletani. La città nel corso del ‘500/’600 era una delle città portuali più frequentate del periodo, ed è stato probabilmente nei quartieri prospicienti al porto che, dall’incontro di genti di tutto il Mediterraneo, derivarono le prime codificazioni della scopa, almeno in parte mutuate da giochi praticati in Spagna come lo scarabucion e la escoba, le regole dei quali ricordano in parte proprio la scopa.

Le origini dei giochi di carte, da Uno al Blackjack

Altro gioco che gode di estrema fortuna è il poker, grazie soprattutto all’inestricabile rapporto con la cultura popolare statunitense. Prima di essere un gioco da saloon e cowboy, però, il poker è arrivato negli Stati Uniti, come innumerevoli tratti della cultura americana, nel bagaglio culturale degli immigrati. Il gioco più somigliante è un gioco persiano, ereditato probabilmente dalla comunità francese della futura Louisiana: lo stesso nome del gioco, infatti, potrebbe far riferimento al termine francese poque, ossia ingannare, in un evidente richiamo a una delle componenti centrali del gioco.

Per rimanere in tema di giochi associati alla cultura americana, poi, non si può fare a meno di pensare al blackjack, che col poker però condivide anche le origini ben più distanti. Per chiunque conosca le regole del blackjack, infatti, non è una sorpresa sapere che uno dei primi nomi del gioco richiami una cifra ben nota: quella di ventuno. Le prime testimonianze di un gioco con regole analoghe a quelle del moderno blackjack, infatti, vengono dall’Europa, e precisamente da Spagna e Francia, dove in tempi diversi è accertata la diffusione di un gioco noto come veintiuna e vingt-et-un: i nomi fanno riferimento proprio al numero 21, somma di punti da raggiungere ma non superare tanto nel moderno blackjack quanto nei due giochi europei, noti sin dal ‘600.

In questo scenario, nel quale con lo stesso mazzo di carte e qualche adattamento possono essere giocati innumerevoli giochi, potrebbe sembrare stonata la presenza di un gioco come Uno, caratterizzato da un mazzo apposito. Le radici del gioco, infatti, sono negli Stati Uniti, dove nel 1971 l’iconico mazzo venne commercializzato in scala locale da un barbiere sessantenne, Merle Robbins. Il gioco ebbe un successo enorme, ma divenne ben presto evidente come le sue regole fossero sorprendentemente somiglianti a quelle di un gioco tradizionale di carte, noto perlopiù come dernier. Il dernier, infatti, è caratterizzato dall’obiettivo di rimanere senza nessuna carta in mano; si può scartare solo una carta dello stesso seme o valore dell’ultima scartata; se non si scarta, va pescata una carta; le figure, gli assi e i jolly sono utilizzate come carte speciali. Le caratteristiche in comune fra i due giochi sono davvero troppe per pensare a coincidenze: dove Uno ha il colore delle carte il dernier ha i semi, così come le carte speciali di Uno ricalcano gli effetti attribuiti alle figure nel dernier. Anche in questo caso, dunque, le origini del gioco riportano a un semplice mazzo di carte, unico vero protagonista di un’infinità di giochi in secoli di storia.

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