Istruzione: le sfide della DAD e della scuola digitale si vincono con gamification e soft skill

Istruzione: le sfide della DAD e della scuola digitale si vincono con gamification e soft skill

I risultati dell’Italian Teachers Survey di Cambridge

Secondo il 79% dei docenti il digitale è ormai uno strumento indispensabile ed è destinato a diventare parte integrante del sistema scolastico italiano. Cambridge Assessment English, attraverso un sondaggio che ha coinvolto docenti italiani delle scuole di primo e secondo grado, racconta come la pandemia ha cambiato il mondo dell’istruzione, analizza le difficoltà della didattica a distanza — dal “digital divide” (56%) alla mancanza di motivazione degli studenti (44%) — e condivide una panoramica su futuri scenari e prossime sfide del mondo della scuola: dall’importanza delle soft skill alla gamification, nuova frontiera dell’insegnamento.

Come è cambiata la didattica negli ultimi due anni? Quali trend hanno caratterizzato l’insegnamento durante la pandemia? E quali saranno le sfide del prossimo futuro?

A condividere una panoramica sul tema e a rispondere a queste domande è Cambridge Assessment English, ente certificatore della lingua inglese nel nostro Paese, che grazie all’Italian Teachers Survey, un sondaggio che ha coinvolto docenti delle scuole italiane statali di primo e secondo grado, ha evidenziato i principali trend legati all’insegnamento e racconta come evolveranno l’apprendimento e la didattica nel prossimo futuro.

L’apertura al “digitale”: una sfida da vincere

Il passaggio al digitale è stata la vera sfida dell’anno appena trascorso e non solo per gli studenti, ma anche per i docenti, che hanno dovuto a loro volta adattarsi a nuovi metodi di insegnamento e, nel 56% dei casi, hanno dovuto approfondire le proprie competenze digitali applicate alla didattica. In particolare, la principale problematica riscontrata da maestri e professori durante il 2021 è stata il “digital divide”, che nel 58% dei casi ha portato grandi difficoltà nel rapporto con gli studenti. Il divario digitale ha influenzato soprattutto la didattica della scuola secondaria di primo grado, creando problemi al 73% delle classi; a seguire la scuola secondaria di secondo grado (54%) e la scuola primaria (43%).

Didattica a Distanza

Didattica a Distanza

Secondo il 79% degli insegnanti, però, nonostante le problematiche riscontrate, non ci saranno passi indietro e difficilmente si tornerà a una situazione pre-pandemia: il digitale è ormai diventato uno strumento indispensabile per l’attività didattica ed è quindi pronto a mantenere al suo posto all’interno delle aule. Opposta l’opinione del 14% dei docenti, che ritiene che con il ritorno a una didattica totalmente in presenza l’utilizzo del digitale tornerà ai livelli pre-Covid; indeciso il 7% degli insegnanti che hanno risposto al sondaggio. 

Tra gli strumenti protagonisti della digitalizzazione della didattica la piattaforma Google Classroom, utilizzata dal 31% degli insegnanti, seguita da YouTube (24%), Google Forms e Google Hangouts/Meet (entrambe sfruttate dal 17% dei docenti), Google Workspace for Education (15%) e bSmart (14%). Tra gli altri strumenti utilizzati anche Kahoot, WhatsApp, Zoom e Teams. 

L’importanza delle soft skills

La didattica a distanza e le nuove difficoltà nate durante la pandemia hanno evidenziato l’importanza sempre maggiore delle soft skills e delle competenze relazionali che, secondo quanto è emerso dal Teachers Survey, tra i docenti si traducono nel bisogno formativo più sentito: la necessità di estendere le proprie competenze professionali per supportare gli studenti anche dal punto di vista extra-curriculare (31%). Queste permetterebbero agli insegnanti di aiutare gli allievi a sviluppare creatività, pensiero critico, capacità di problem solving e, soprattutto, di public speaking, che secondo il 47% dei docenti sarà una delle principali sfide didattiche del 2022.

La gamification: nuova frontiera dell’apprendimento 

Con l’introduzione del digitale, nelle aule italiane si è assistito anche al fenomeno della gamification, ossia l’utilizzo di giochi e piattaforme ludiche come strumenti per l’apprendimento. Tra le piattaforme più usate dagli insegnanti c’è Kahoot — che il 12% dei docenti continuerà a utilizzare anche nel prossimo futuro —, con la quale Cambridge Assessment English ha collaborato per offrire a bambini e ragazzi l’opportunità di imparare l’inglese divertendosi. 

Il trend, grande novità nella scuola italiana, è considerato dalla maggior parte dei docenti intervistati una delle sfide didattiche del 2022 (56%), ma secondo Cambridge Assessment English potrebbe risolvere due delle principali difficoltà incontrate dagli insegnanti nel corso del 2021: da una parte riuscire a mantenere motivati, nonostante le difficoltà, gli studenti (44%), dall’altra individuare gli stimoli più adatti alla classe (39%). 

“Il divertimento è una componente importante dell’apprendimento, perché aiuta i bambini e i ragazzi a sentirsi coinvolti, motivati e stimolati, attira la loro attenzione e aggiunge quel poco di leggerezza che occorre per rendere l’esperienza didattica più adatta a loro”, spiega Sarah Ellis, Senior Education Services Manager (Europe) di Cambridge Assessment English. “È per questo che Cambridge offre da sempre questa opportunità a docenti e studenti. Sul nostro sito sono infatti disponibili moltissime attività di questo tipo: da Monkey Puzzles, l’applicazione dedicata ai più piccoli per imparare l’inglese insieme a una simpatica scimmietta, fino ad Activities for Children, pensata appositamente per migliorare il proprio vocabolario giocando”. 

A queste oggi si aggiunge Adventures in English with Cambridge, il primo gioco educativo disponibile per l’acquisto nel Marketplace di Minecraft e realizzato dagli esperti di apprendimento delle lingue dell’Università di Cambridge in collaborazione con Minecraft e Microsoft, che offre l’opportunità di praticare e sviluppare le proprie competenze linguistiche in modo divertente, immersivo e interattivo.

Cambridge Assessment English

Nel mondo sono più di 7 milioni le persone che ogni anno si affidano a Cambridge English per certificare il loro livello di inglese. Una fiducia legata alla storia di oltre un secolo dell’istituzione, che è attualmente presente in oltre 130 Paesi con un totale di 2.800 centri d’esame e 20mila tra università ed enti che riconoscono gli esami di Cambridge English come prova affidabile delle conoscenze linguistiche. Cambridge English opera in Italia da oltre 80 anni come ente certificatore del livello di lingua inglese con un approccio unico all’apprendimento, all’insegnamento e alla valutazione di questa competenza ormai indispensabile nel mondo scolastico, accademico e professionale. In Italia sono più di 6.500 le realtà, tra scuole statali, paritarie e private di lingua ed enti di formazione, che propongono corsi di preparazione ai certificati di Cambridge English. E radicati in ogni parte d’Italia sono anche i 165 Centri autorizzati all’amministrazione delle relative sessioni d’esame, che si svolgono nelle stesse date in tutto il mondo. A coordinare l’attività delle varie sedi è l’ufficio centrale di Bologna, che garantisce l’assoluta qualità dei programmi offrendo un supporto dal punto di vista professionale, della formazione e della ricerca. 

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