Dal 7 giugno il Museo Archeologico Regionale delle Pelagie ospita la mostra “Rotte Mediterranee: Lampedusa come isola del contemporaneo”, che raccoglie un primo nucleo di opere realizzate da artisti contemporanei di generazioni differenti acquisite dal Comune di Lampedusa e Linosa in occasione del bando PAC, Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura: Francesco Arena, William Kentridge, Emilio Isgrò, Loredana Longo e Gian Maria Tosatti.
Rotte Mediterranee:
Lampedusa come isola del contemporaneo
Le opere selezionate per il bando PAC nascono dal bisogno di “rimediare” attraverso l’arte per contribuire a trasformare l’isola in una “rotta” di impegno e di responsabilità sociale condivisa, restituendo a Lampedusa una centralità culturale come crocevia di storie e di memorie: luogo simbolo dei valori della pace e della solidarietà.
Si tratta di opere realizzate dagli artisti in autonomia, dedicate all’immigrazione, alla memoria, all’integrazione e alla perdita, e in parte ispirate dai fatti accaduti a Lampedusa, in occasione del naufragio del 3 ottobre del 2013. Racconti universali che affrontano le tematiche con sguardi e linguaggi differenti (arazzi, sculture, litografie, disegni):come percorso di consapevolezza, nella scultura Corridoio (2012) di Francesco Arena; come mare negato, nella carta geografica Isola senza mare (2016) di Emilio Isgrò; come lamento, nel disegno Women Weeping for a Lampedusa Shipwrecke di William Kentridge (2014); come falsa vittoria, negli arazzi Victory#15 migrants e Victory#16 migrants di Loredana Longo (2017): “come viaggio nei regni della fame”, nel disegno testuale The kingdoms of hunger – project for Lampedusa #02 di Gian Maria Tosatti (2014).
Il percorso espositivo, nel primo piano del Museo, si apre con la scultura “Corridoio”(perimetro da percorrere 93 volte e mezza oppure 37) di Francesco Arena, la cui arte tiene insieme storia collettiva e memoria personale attraverso installazioni, sculture e performance in cui la “cronaca” informa gli oggetti. L’opera esposta è composta da trenta lastre di travertino da percorrere seguendo le istruzioni dell’artista: “chiunque cammini su queste lastre si deve impegnare a compiere 93 volte e mezza l’intero giro del perimetro per un totale di 2000 metri. Questa è la distanza che separa il molo Favaloro di Lampedusa, dove sbarcano i migranti, dal Centro di prima accoglienza. Oppure il perimetro si può percorrere per 37 volte per un totale di 800 metri, cioè la lunghezza del tunnel scavato a Sarajevo dagli assediati bosniaci nel 1993. Questo tunnel permise alla città assediata di ricevere viveri”.
La mappa della Sicilia di Emilio Isgrò, si inserisce nel filone delle cancellature che caratterizza la ricerca dell’artista. In Isola senza mare, la Sicilia diventa luogo indistinto, senza barriere (senza mare), luogo di appartenenza condiviso. Ad essere cancellati con un segno nero sono i toponimi della mappa geografica ma non il profilo del territorio. Alla determinazione di un suolo si contrappone così l’indeterminazione di un luogo, che altro non è che la nostra cultura.
Il disegno a carboncino di William Kentridge, si inserisce nella ricerca dell’artista in cui convivono l’esperienza personale dell’Apartheid con il senso di perdita di memorie condivise, rimosse o cancellate dalle guerre. Riconducibile alla serie “Triumphs & Laments”, l’opera è stata realizzata a Roma nel 2016, in occasione dell’omonimo progetto site-specific, e riprende una foto di cronaca del 12 ottobre 2013 che ritrae un gruppo di donne eritree alla cerimonia tenutasi al Levinsky Park di Tel Aviv: ricordo delle vittime del naufragio avvenuto a Lampedusa il 3 ottobre dello stesso anno.
La serie di opere Victory di Loredana Longo riflette sul tema della violenza agita e subita e sull’ambiguità insita nel concetto stesso di vittoria. L’artista è intervenuta sugli arazzi di velluto rappresentando la distruzione generata da esplosioni, catastrofi naturali, naufragi, appartenenti alla storia recente, per ridisegnare con un saldatore elettrico i contorni attraverso un sistema di bruciature, ritraendo i momenti di sconfitta/vittoria di una parte dell’umanità.
L’opera di Gian Maria Tosatti The kingdoms of hunger, i “regni della fame”, riprende nel titolo la citazione di Pier Paolo Pasolini che definisce tali i luoghi da cui provengono gli immigrati che ogni giorno abbandonano la propria terra con imbarcazioni di fortuna per raggiungere l’Italia. Il disegno testuale realizzato dall’artista è parte dell’opera installativa “The Kingdoms of hunger” realizzata nel 2015 a Lampedusa come omaggio alla memoria dei 368 migranti scomparsi durante l’attraversamento del Mediterraneo il 3 ottobre 2013.
La mostra è promossa dall’ATS Pelagies (formata da Fondazione Visioni d’Autore e Hub Turistico Lampedusa), al secondo anno di gestione del museo, grazie alla preziosa sinergia con il Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento e il Comune di Lampedusa e Linosa.
Due stanze tematiche arricchiscono la mostra: una dedicata alla Capitaneria di Porto di Lampedusa, da anni simbolo di salvataggio e umanità in mare; l’altra alla visita di Papa Francesco del 2013, momento storico che ha segnato la coscienza collettiva dell’isola.
Sono inoltre esposte opere di artisti locali e nazionali, tra cui Giovanni Fragapane, Ninì Meli, Andrea Cascella e Pietro Consagra, a sottolineare il legame profondo tra la comunità, la tradizione e la contemporaneità.
La mostra “Rotte Mediterranee – Lampedusa come isola del contemporaneo” è un invito a riflettere sull’identità culturale delle isole, sulle migrazioni, sull’accoglienza e sulla bellezza che nasce dall’incontro tra mondi diversi.
Un viaggio tra arte, memoria e territorio, per raccontare l’isola di Lampedusa come crocevia di storie, popoli e visioni.
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