Canicattì, Agrigento

Canicattì, Agrigento

Canicattì è un comune della provincia di Agrigento, sito in una conca naturale, l’alta valle del fiume Naro, circondata da colline. Una zona fertile ed attraente che nel corso degli anni ha visto nascere sempre più attività agricole e commerciali. Canicattì ottenne il titolo di città nel 1934 con regio Decreto firmato dal Re Vittorio Emanuele III.

Storia di Canicattì

Secondo quanto ci raccontano i reperti archeologici ritrovati esisteva un centro abitato sin dall’epoca pre-romana anche se il nome Canicattì è di origine araba e significherebbe “fossato di fango o di argilla”. Dopo la conquista normanna della Sicilia il signore del luogo, tale Emiro Melciabile Mulè fu sconfitto e Salvatore Palmeri, che prese il potere, ampliò la fortezza araba. In seguito a queste modifiche un vero e proprio castello con torre dominava Canicattì. Dopo i normanni fu la volta dei francesi ai quali successero gli aragonesi. Nel 1448 il feudo fu ceduto da Palmeri al nipote Andrea De Crescenzio che ottenne dal re Giovanni d’Aragona la “licentia populandi”, cioè la possibilità di ampliare il feudo e di incrementare gli abitanti.

Sotto De Crescenzio Canicattì arrivò ad avere 1500 abitanti. Dopo Andrea arrivò il figlio Giovanni che non avendo eredi lasciò la baronia al genero Francesco Calogero Bonanno. Correva l’anno 1507. Sotto il dominio di Bonanno Canicattì visse un notevole incremento demografico e iniziarono a sorgere i primi magnificenti edifici e le prime fontane. La signoria dei Bonanno si protrasse per tutto il settecento, ma sul finire di questo secolo iniziò il suo declino. L’ultimo dei Bonanno nel 1819 cedette la signoria al Barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro.

Dopo le sommosse del 1848 e del 1859 e con l’Unione d’Italia a Canicattì sorsero le prime banche e i primi stabilimenti che incrementarono il commercio e quindi l’economia che si basava essenzialmente sull’agricoltura. La coltivazione dell’uva ha acquisito sempre più importanza tanto che nel 1987 Canicattì è stata annoverata tra i Cento Comuni della Piccola Grande Italia per la coltura dei vigneti. Il boom economico che ha vissuto questo comune l’ha portato ad essere tra i 100 comuni italiani col maggior reddito pro capite. Pian piano l’industria dell’uva iniziò il declino.

Monumenti e luoghi d’interesse di Canicattì

A Canicattì sono diversi i monumenti e i luoghi d’interesse, ricchi di arte e di storia. Posti meravigliosi nei quali l’arte ha preso forma ed ha superato i limiti del tempo giungendo a noi maestosa e sfarzosa. Chiese, palazzi e ville che si susseguono e fanno di Canicattì una città davvero interessante da questo punto di vista. Un affascinante itinerario tra l’arte religiosa e civile che esprime tutta la passione di questa città per il bello e per il pregio.

Chiese di Canicattì

La Chiesa Madre San Pancrazio fu edificata grazie alle offerte dei Baroni Adamo e della popolazione, nel 1760. All’interno di questa chiesa si trova la tela “Monocolo” di Pietro d’Asaro che rappresenta la Sacra Famiglia con sant’Anna e San Gioacchino e un donatore di frutta. Oltre la tela anche una statua marmorea della Madonna delle Grazie di epoca bizantina, un reliquiario del settecento, il coro ligneo del settecento in stile Luigi XVI, un dipinto ad olio raffigurante la Vergine Addolorata, una statuetta marmorea rappresentante l’“Ecce Homo” di buona fattura e di autore ignoto, un fonte battesimale del seicento e altre opere di minor valore. Sempre all’interno della Chiesa Madre San Pancrazio riposa l’arcivescovo Angelo Ficarra.

Altra Chiesa da visitare è la Chiesa del Santo Spirito con annesso convento e chiostro dei frati che fu edificato per volere di Antonia Balsamo Bonanno e del frate Antonio Nocera. La chiesa presenta tre navate e conserva una statua in marmo degli inizi del seicento che rappresenta una Madonna con Bambino e un crocefisso ligneo. Continuando il giro tra le chiese c’è quella dei Santi Filippo e Giacomo, risalente al 1662. Insieme a questa chiesa fu edificato anche il Monastero delle Benedettine. Questa chiesa è tra le più belle di Canicattì ed oggi è in attesa di restauro.

Un meraviglioso giro tra i fasti dell’arte che continua con la Chiesa di San Diego d’Alcalà (protettore della città). In questa chiesa si organizza la tradizionale processione del venerdì Santo, risalente al settecento. Alla fine del cinquecento fu edificata anche la Chiesa di Santa Maria del Carmelo, mentre nel settecento è stata volta della Chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti edificata per volere dei baroni Adamo. All’interno di quest’ultima si conserva una tela del settecento del pittore Guadagnino che raffigura la Madonna che assiste un morente. La Chiesa di San Giuseppe è stata edificata nel ‘600 e restaurata diverse volte nei secoli successivi, poi c’è la Chiesa di San Biagio (‘500), quella di San Francesco (fine ‘500) e quella di San Domenico (1612).

Palazzi di Canicattì

Grazie al forte sviluppo economico che interessò Canicattì tra il settecento e l’ottocento, sorsero diversi palazzi che ancora oggi si lasciano ammirare imponenti. Palazzo La Lomia, del XVII secolo, costruito in pietra arenaria presenta dei balconi barocchi; Palazzo Chiaramonte Bordonaro, in stile barocco con un incantevole giardino; Palazzo Gangitano; Palazzo Adamo; Palazzo Bartoncelli e Palazzo Stella.

Castel Bonanno

Castel Bonanno si trova a Canicattì, a Largo Castello, e fu costruito nel 1089 da Ruggero il Normanno. Molto probabilmente, lì dove si decise di costruire il castello, c’era un fortilizio arabo. L’ingresso del castello è costituito da un grande portone centrale, che al di là di una corte coperta conduceva in un ampio cortile, dove si aprivano i magazzini, le stalle, i fienili, gli alloggi degli armigeri e una piccola cappella.

Le celle carcerarie si trovavano al pianterreno del castello e circondavano un ampio cortile, al centro del quale si trovava una cisterna per la raccolta delle acque piovane. Nello stesso piano si trovava anche l’Armeria. Al piano superiore erano siti gli appartamenti nobili del Barone e della Baronessa, con una grande camera ad angolo, strutturata come cappella per le cerimonie religiose. Secondo la tradizione fu il Conte Ruggero che rese famoso questo Castello in tutta la Sicilia per averci portato le armi sottratte agli Arabi nella battaglia di Monte Saraceno, per consacrarle all’Immacolata in segno di gratitudine per il miracolo concessogli ed esposte nel castello. Per questo motivo l’Armeria di questo castello divenne molto nota, per le armature militari di ogni sorta e dimensione, specie cavalleresche ma ancora di più per l’eccezionale spada e lo scudo del conte Ruggero.

Altre costruzioni di Canicattì

Oltre ai palazzi e alle chiese a Canicattì ci sono anche fontane e ville a renderla meravigliosa. C’è la fontana del Nettuno, la Fontana dell’Acquanova, il Teatro Sociale, Villa Firriato, edificata alla fine dell’Ottocento per volere di Francesco Lombardo Gangitano, un nobiluomo del tempo, e Villa Giacchetto. A Canicattì si possono ammirare anche i resti della Rocca baronale, costruita dagli arabi come fortilizio e trasformata in castello dai Normanni. All’interno della Rocca si trova un’armeria, nota in tutta la Sicilia, ora esposta al Museo di Capodimonte di Napoli.

Un altro “pezzo” importante della città è la Masseria di contrada Cazzola, costruita tra il seicento e il settecento, oggi abbandonate e in parte distrutta. Resta come esempio di borgo agricolo con tutte le attività e le strutture legate alla coltivazione e produzione di prodotti della terra, in particolare frumento, olive ed olio, uva e vino. Una testimonianza del passato che fu e della vita che si conduceva all’epoca. Questa masseria è appartenuta alla nobile famiglia La Lomia e fu famosa per le sue cantine, per le battute di caccia che vi si tenevano, per la chiesetta barocca e per i sontuosi saloni nobili. A dare importanza alla città di Canicattì c’è anche l’Accademia del Parnaso, nata nel 1922 che prendeva di mira i potenti dell’epoca.

Esplora Sicilia suggerisce la visita di Canicattì a tutti coloro che vogliono conoscere anche un’altra Sicilia, non solo quella del mare, della movida, del divertimento ma anche quella dell’arte, della storia, della cultura e della tranquillità.

(Foto: https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=785453)

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