Musei di Agrigento
In una regione come la Sicilia e in una provincia come quella di Agrigento, ricche di storia e di tradizioni, di passato e di fascino, i musei non potevano che essere numerosi, particolari, ricchi, affascinanti.
In questa sezione tutti i più importanti musei della provincia di Agrigento, ognuno dei quali specializzato in un settore e ognuno dei quali ci porterà a spasso per la storia e ci farà comprendere un passato lontano e i suoi condizionamenti sul presente.
Antiquarium Eraclea Minoa
L’Antiquarium si trova all’interno di del Parco Archeologico di Eraclea Minoa.
Quello che è esposto all’interno di questo Museo deriva dagli scavi che sono stati effettuati tra il 1951 e il 1964 con i quali sono stati riportati alla luce i resti di un bellissimo teatro, simile a quello di Atene e Siracusa.
Antiquarium “Bellacera”
L’Antiquarium “Bellacera”, a Comitini, via Umberto I, è stato inaugurato nel 1997. È un palazzo antico dalla fascinosa bellezza, restata intatta anche in seguito al restauro.
Volte a botte e a crociera, archi a sesto acuto e pavimenti, piastrellati con mattonelle in ceramica a disegni geometrici e floreali e a colori policromi sono le caratteristiche principali e più apprezzabili.
Questo palazzo risale al XVI secolo ed è un elemento storico, artistico e culturale di notevole importanza, dato che, con questo palazzo iniziò la nascita e lo sviluppo dell’attuale centro urbano.
Al suo interno molto interessante una macina del neolitico che risale al IV millennio a.C.
Museo Mineralogico
Il Museo Mineralogico di Comitini, Via Umberto I, è l’unico della provincia di Agrigento ed è stato realizzato grazie alla passione di una vita del signor Cutaia. Il museo è sito in una casa adiacente a Palazzo Bellacera e contiene numerosi minerali reperibili nell’agrigentino e non solo, vi sono minerali provenienti da tutto il mondo. Questo Museo mineralogico è uno dei più importanti e più ricchi d’Italia.
Museo Ornitologico “Barone A. Mendola”
A Favara, in piazza Cavour, si trova il Museo Ornitologico “Barone A. Mendola”.
È sito al secondo piano della biblioteca comunale e contiene la collezione privata del barone che inseguito alla sua morte fu donata dalla figlia Angelina al Comune il quale istituì il museo.
Bellissimi animali impagliati ai quali si uniscono anche calchi di monete antiche, strumenti astronomici, un mappamondo di fine ‘800, utensili africani e oggetti come archi, frecce, lance, tutti risalenti alla fine del secolo XIX e ai primi anni del XX secolo.
Museo Archeologico “Badia”
A Licata, in via Dante, si trova il Museo Archeologico “Badia”, nato nel 1971 come Antiquarium.
Oggi il Museo è ospite di un antico convento cistercense sotto il titolo di S. Maria del Soccorso, noto come Badia. Il reperto di maggior importanza è una statua in marmo della seconda metà del V secolo a. C. che rappresenta Demetra. All’ingresso del Museo si trovano dei resti dell’antico collegio, manufatti ceramici destinati agli usi del convento. Molto ricco è il repertorio delle ceramiche che offre un quadro a partire dal Neolitico, questo ultimo rappresentato dalla cultura di Stentinello, dagli stili di Capri-Lipari e di Serra d’Alto. Molto interessanti sono anche i reperti provenienti dal Santuario greco-arcaico di contrada Mollarella- Poliscia.
Istituto Culturale “Federico II”
A Menfi, in Piazza Vittorio Emanuele, si trova l’Istituto culturale “Federico II” inaugurato nel 1997, il 28 giugno. Questo Istituto è diviso in due sezioni, una dedicata all’archeologia e un’altra alla malacologia e intitolata a Vanna Rotolo. Tre sono le sale nelle quali è disposta tutta la collezione.
Vi sono pannelli che spiegano ed illustrano l’importanza che hanno le conchiglie nell’economia, nell’arte, nella storia, nell’architettura, nell’industria e nella religione. Questa collezione è l’unica malacologia in tutto il territorio agrigentino ed è stata fortemente voluta da Vanna Rotolo, alla quale è dedicata, che ha impiegato circa 20 anni per mettere insieme questi splendidi reperti dai fondali di Porto Palo.
Museo Etnoantropologico “Terra di Zabut”
Il museo etno-antropologico della Terra di Zabut, nome arabo di Sambuca, si trova a Montallegro, ed è stato inaugurato nel 1985 ed è ospitato nel palazzo Panitteri (XV – XVI secolo). Nel 1991 è diventato Museo regionale.
Al primo piano è esposto il ciclo della coltivazione, dalla spietratura del terreno fino ai prodotti finiti, la pasta e il pane, con le loro varie fasi. Il secondo piano è dedicato al ciclo della pastorizia, con tutti gli strumenti che gli antichi pastori usavano per trasformare il latte in ricotta e formaggio.
Antiquarium “San Calogero”
L’Antiquarium sorge a San Calogero, fuori dalla città di Sciacca, sul monte Kronio, da dove si può ammirare un vastissimo panorama. Nell’ingresso si trovano diversi pannelli che descrivono le ricerche che hanno permesso si stabilire che le grotte di S. Calogero erano abitate in in epoca preistorica. Queste affascinanti grotte furono abitate per il periodo del Neolitico (V – IV millennio a.C.) ma anche nel III millennio, Caolitico (o età del rame). Tra i reperti presenti nel Museo ve ne sono alcuni che risalgono agli inizi del Neolitico (7.000 a.C.). Peculiari sono le impressioni a “unghiate” e quelle cardiati, mentre le incisioni comprendono semplici motivi geometrici a fasci di linee.
Museo Civico “F. Scaglione”
Il Museo Civico “F. Scaglione”, a Sciacca, presenta una serie di collezioni provenienti dal fondo Scaglione e si trova nel palazzo di famiglia. Tutte le stanze sono coperte con volte dipinte a tempera e i pavimenti sono costituiti da maioliche ottocentesche. Nelle scale e nella sala di ingresso sono conservate fotografie, cimeli, gli oggetti più intimi appartenuti alla famiglia. Nella stanza del “paraqua” (così chiamata per una strana decorazione a volta), si trovano delle deliziose tele settecentesche di G. Tresca e M. Rossi. Nella saletta attigua, accanto a mobili liberty, si ammirano i piccoli bronzi dello scultore Bentivegna.
Casa Museo “Castello Incantato”
Il Museo “Castello Incantato” si trova a Sciacca e sorge ai piedi del monte San Calogero, in un giardino pieno di mandorli e ulivi. In questo incantato posto visse Filippo Bentivenga, che si rifugiò tra gli ulivi mediterranei e i fichi d’India isolandosi dal mondo esterno.
L’artista qui scolpì migliaia di teste che sono catalogate in una successione logica e secondo un’importanza dettata dai fatti e dagli avvenimenti della sua vita.
Ogni testa è racconto di una dramma vissuto dall’uomo, dalle disagiate condizioni economiche alla delusione d’amore per una ragazza conosciuta durante la sua permanenza negli USA.
Museo Etnografico Casteltermini
Il museo etno-antropologico dei materiali della civiltà contadina e dei mestieri è stato inaugurato nel maggio del 2011. Nasce come un’attività di volontariato dell’A.A.C. e della Pro Loco, per la tutela e la conservazione della cultura popolare del passato. Numerose sono le testimonianze dell’antico mestiere, del lavoro della terra e della vita quotidiana familiare. Tutto ciò è esposto in diverse sezioni e descritto attraverso appositi pannelli.
Museo Diocesano di Agrigento
Il Museo Diocesano di Agrigento, in Via Duomo, è il museo della Cattedrale e della sede vescovile medesima e custodisce tutto l’arredo mobile storico. La collezione segue un filo storico della Diocesi Agrigentina dal XII al XIX secolo. Esemplare marmoreo significativo, un raro Elefantino realizzato da maestranze siciliane del XII secolo, testimonianza dei beni artistici posseduti dalla Cattedrale durante l’età normanna, accanto al quale è posto l’Agnus Dei, l’Agnello vittorioso, dal nimbo crocesegnato, simbolo cristologico per eccellenza.