Biblioteca Museo Antonio Mendola

Biblioteca Museo Antonio MendolaBiblioteca Museo Antonio Mendola

Il fondatore di questa biblioteca-museo fu il barone Antonio Mendola che dopo una vita dedicata ad aiutare i poveri decise di creare un luogo dove potesse condividersi la sapienza “Popularis Sapientiae loculus”.

Lo stesso barone diceva che non gli sembrava giusto che un paese come Favara che contava ormai più di 20.000 anime non avesse un luogo in cui ci fosse un libro, un apparecchio o un segno scientifico.
È con questo intento che Antonio Mendola diede inizio al suo progetto.

Progetto della Biblioteca a Favara

Ben presto cominciò la costruzione della palazzina che fu riempita di libri finemente rilegati fino ad arrivare a 14 mila volumi schedati e catalogati in ordine alfabetico, per autore e titoli di opere. Nonostante tutto ciò nessuno utilizzava la biblioteca. Il popolo si lamentava che fosse troppo lontana dal centro. Il barone non si lasciò abbattere da ciò e fece in modo di rendere il percorso per la biblioteca più agevole costruendo una strada.

Ma ancora una volta i favaresi ebbero da ridire. Ritenevano che quel luogo fosse un luogo del terrore. Il barone Mendola si rattristì molto per questa situazione e per fare in modo che la sua preziosa raccolta non andasse persa, prima di morire, il 13 febbraio del 1906, decise di lasciare tutti i suo i averi al Comune di Favara con alcune condizioni quali: tutto ciò che era all’interno della palazzina vi doveva restare, che il Comune mettesse a disposizione un guardiano di giorno e di notte, che fosse proibito l’ingresso nelle ore notturne, che all’interno della palazzina vi fosse qualcuno che sorvegliasse i frequentatori, che il Comune provvedesse a stampare un catalogo delle opere interne alla palazzina e che il comune doveva dichiarare entro sei mesi se accettava o meno l’eredità e queste condizioni. Il Comune di Favara accettò questa donazione.

Collezione della Biblioteca

Ad oggi la collezione della biblioteca vanta numerosi e rari esemplari tra cui “Antichità siciliane” di Pancrazi, del 700 con copertine in cartapecora; un rarissimo “Sicilia antiqua” di Cluverio, del 600; l’intera Enciclopedia francese di Diderot e di D’Alambert con l’elegante carattere disegnato dal tipografo inglese Baskerville, un libro sul Duomo di Monreale, stampato nel 1859 con copertina in pelle, suddiviso in due tomi. Tra i libri d’arte si annoverano otto volumi sul Vaticano del Pistolesi e un altro sul Campidoglio. Interi scaffali sono dedicati ai classici latini e greci nelle edizioni dei fratelli Treves; trattati di medicina; manuali tascabili Hoepli; numerosissimi trattati, anche rari, di botanica. Trovano posto tra gli scaffali della biblioteca anche enciclopedie tecniche, merceologiche e opere di alta divulgazione scientifica della UTET. Dei 14 mila volumi raccolti pazientemente dal Barone Mendola oggi ne restano circa otto mila oltre i quali anche collezioni comprendenti diverse centinaia di fotografie di vario genere (alcune che momenti di vita, di usi, costumi e tradizioni popolari di Favara) e di stampe (oleografie).

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All’interno del Loculus Popularis Sapientiae c’era anche un museo all’interno del quale c’era un po’ di tutto: un gabinetto d’imbalsamazione, una raccolta di uccelli di stazione e d’immigrazione passeggera in Sicilia, di quadrupedi, rettili, insetti, pesci, un germe di musei geologici, mineralogici, etnici, numismatici ed una legatoria di libri; un gabinetto di microscopia al completo, con un bel microscopio che ingrandiva più di 1200 diametri.

C’è anche un piccolo osservatorio meteorologico e secondo il progetto iniziale doveva esserci un gabinetto di fisica ed un altro di chimica e una piccola tipografia per insegnare la nobile arte della stampa ai poveri orfanelli. Sempre secondo le volontà iniziali del Barone A. Mendola all’interno della palazzina doveva trovarsi anche una scuola di disegno lineare, geometrico ed ornamentale e una scuola di musica al fine di tramandare l’arte al popolo di Favara.

All’interno del Museo si trovano anche alcuni reperti archeologici: una creta cotta ordinaria, vasetti, lacrimatoi e monete e una collezione di piccoli campioni di marmo. Una sezione è dedicata anche agli animali imbalsamati e in particolare agli uccelli.

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