Cubbaita Siciliana
Il Natale è oramai alle porte e ci sembra doveroso rendere omaggio ad un’antichissima ricetta che si narra provenga dai Saraceni, ma che in Sicilia è diventato un elemento immancabile sulla tavola della festa e sulle bancarelle delle feste patronali.
Oggi parleremo di dolcezza e tradizione che si mescolano dando vita ad una croccante prelibatezza, che riporta la mente ai giorni dell’infanzia quando le mamme o le nonne invitavano figli e nipoti a mescolare il dorato composto nella pentola e a mangiarlo solo dopo averlo fatto raffreddare su un piano di marmo. Parliamo della Cubbaita, che sebbene venga spesso associata al torrone, è qualcosa di diverso, di più romantico e poetico.
L’origine del termine Cubbaita deriva dall’arabo “quibbiat” che significa mandorlato, e viene utilizzato nella parte orientale della sicilia per indicare questa barretta di mandorle, miele e pistacchi, che nella parte orientale dell’isola, per via della sostituzione delle mandorle con i semi di sesamo, viene chiamata “giuggiulena”, perchè giolgiolan o giulgiulan è il termine utilizzato dagli arabi per indicare proprio il sesamo.
La preparazione della Cubbaita è alquanto semplice, ma come tutte le ricette nasconde un insidia: la cottura è infatti un passaggio delicato, si deve fare attenzione a non far bruciare nè le mandorle nè il miele.
Ricetta Torrone Siciliano
Cubbaita Siciliana
Ingredienti per 7/8 persone
- 500 g di mandorle siciliane leggermente tostate;
- 5 cucchiai di zucchero;
- 4 cucchiai di miele;
- Un pizzico di cannella macinata;
- Un pizzico di buccia d’arancia o limone grattugiata;
- Una spolverata di pistacchio tritato grossolanamente come decoro.
Preparazione della Cubbaita Siciliana
Sciogliere in una padella a fiamma bassa lo zucchero con il miele, aggiungere le mandorle,la cannella e le bucce di limone grattugiato.
Lasciar amalgamare il tutto, facendo attenzione a non bruciare la mandorla, per cinque minuti circa.
Versare il tutto su una superficie liscia e ben levigata leggermente inumidita con acqua, stendere con un cucchiaio in legno formando un rettangolo ben compatto alto un paio di centimetri.
Spolverare con il pistacchio tritato e lasciare raffreddare, appena freddo tagliare a tocchetti e servire.
Buona Cubbaita a tutti dal vostro Chef Fregoli!
Non v’è siciliano che non ami la cubbaita. Per Andrea Camilleri, papà dell’ormai celebre Commissario Montalbano, che ha dedicato alla cubbaita nissena addirittura un elogio, fù amore al primo morso, da quando ancora bambino ne rinvenne un pezzo nel cassetto del comodino di sua nonna Elvira che aveva l’abitudine di mangiarne un pezzetto prima di addormentarsi.
C’è un altro siciliano famoso che declamava la squisitezza di questo alimento, Leonardo Sciascia infatti asseriva che la cubbaita più buona è quella che “ci vuole il martello a romperla”. Ebbene si, se non avete denti buoni mordere questo composto di miele e mandorle potrebbe costarvi una visita dal dentista, ma questo, come dice il caro Camilleri, è un dolce da meditazione…”a fatica riesci coi denti a staccarne un pezzetto e non lo devi aggredire subito, lo devi lasciare ad ammorbidirsi un pochino tra lingua e palato, devi quasi persuaderlo con amorevolezza ad essere mangiato”.
Un dolce godurioso, da gustare da soli o in compagnia, rosicchiandolo rallegrerete non solo il palato ma anche lo spirito e se siete in fase introspettiva renderete questo esercizio, da sempre poco piacevole, più dolce e sopportabile. Buona Cubbaita a tutti!